La correzione dei mercati azionari, causata dalla pandemia è stata la più veloce della storia moderna, superando persino quella registrata durante la Grande Depressione degli anni ’30.
L’adozione a livello globale da parte delle Banche Centrali di misure monetarie e fiscali di portata mai vista, ha dato un impeto di ottimismo alle quotazioni azionarie che hanno avuto un consistente rimbalzo.
Le misure monetarie e fiscali hanno scongiurato quello che si chiama “Rischio Sistemico”, ovvero una vera e propria distruzione dell’economia globale, con l’effetto di insolvenze e fallimenti a catena, che avrebbero reso impossibile una ripresa una volta finita la pandemia.
Ora si sta discutendo sul cosa fare dopo lo sblocco “lockdown”, una cosa è certa purtroppo: i paesi e le loro aziende usciranno dalla crisi con livello di debito molto elevato, che in alcuni casi arriverà a superare il 100% del Pil, ovvero della ricchezza nazionale.
Le banconote stampate in quantità record dalle Banche Centrali, perché di quello si tratta quando si parla di dare liquidità al sistema (Quantitative Easing), andranno a fronte di una produzione nulla, cioè fatturati che hanno avuto degli azzeramenti totali per settimane o addirittura mesi. Sarà inevitabile che assisteremo a declassamenti di rating (minore grado di sicurezza degli emittenti) e che milioni di posti di lavoro andranno persi.
Difficile pensare che ci possa essere un interruttore magico che riporti tutto a come era prima.
Il valore degli strumenti finanziari, azioni e obbligazioni che siano, dipenderà dall’effetto combinato degli aiuti delle Banche Centrali che offrono denaro stampato e i fondamentali economici reali, derivanti da veri scambi commerciali e vendite che producono volumi concreti di ricchezza.
Questo è essenzialmente il motivo che invita alla prudenza oggi negli investimenti, perché non si può sapere ancora con precisione i morti economici che avremo lungo la strada.